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L’aquilone… della speranza

Una “scelta”, fatta grazie a una canzone, mi riporta lì, in quel momento.

Quando, dopo aver provato a cercare qualcosa che non finisse, qualcosa che durasse e soprattutto non mi lasciasse – all’ ”improvviso” – solo.

Sono tante le occasioni in cui mi sono aggrappato platonicamente a persone, situazioni, amori e illusioni…

Volevo essere speciale per “qualcuno”… poi arrivava la realtà e con essa la delusione.

Nel tempo diventò rabbia verso me, la mia famiglia, gli altri e il mondo intero, assaporando così il disgusto di vivere .

Eppure, una vocina dentro me diceva: C’è qualcosa, c’è qualcuno che ti può capire e consolare. Non arrenderti, continua a cercare, non smettere di credere che sei speciale.

Cosi iniziò a nascere in me la speranza; era piccola, sì, ma almeno c’era!

Di li a poco – intorno ai 20 anni – scoprii la potenza della musica: scoprii che con lei potevo sfogare la rabbia; ascoltandola, iniziai a sperimentare piccole e fugaci gioie, mi accorsi che mi aiutava a sentirmi compreso e addirittura cominciai a credere sul serio a ciò che ascoltavo. Quelle parole che raggiungevano il mio cuore mi sollecitavano ad accoglierle e a metterle in pratica.

In quei tre minuti di una canzone, tutto diventava migliore.

“Lo sai che si potrebbe stare per dei mesi appesi ad un aquilone

guardando il cielo che si muove

ed il sole che muore”

Cosi, il vento della musica ha innalzato il mio aquilone della speranza, rimanendo a guardare il cielo e un tramonto, ogni volta che mi sembrava di perderla…

“Ci sono delle cose che succedono

ci sono tante cose che non tornano

ci sono delle cose che non possono eppure sono”.


(L’aquilone di Vasco Rossi)

Quante cose son successe e non ho fatto nulla per cambiarle, mentre altre dovevo solo accettarle.

Quante occasioni, situazioni ho perso per paura di sbagliare, di esser giudicato, insomma di non essere in grado, perché me stesso non lo ero mai stato.

Quante cose son ingiuste a questo mondo, ma… SONO, eppure la coscienza fa la differenza.

“e chi la ferma più questa benedizione,

questa rivoluzione”

La speranza che da allora non è più morta, anzi, è cresciuta sempre più, imprimendo in me la certezza che tutto è possibile, dipende solo da quanto ci credo;

e se non faccio io per primo ciò in cui credo, come possono farlo gli altri?!

L’impegno a tener sveglia la coscienza… per me questa è stata una benedizione.

La possibilità di rivoluzionare me stesso per un mondo migliore e l’opportunità di avere nuovi occhi per osservare la realtà e le persone.

La musica mi ha condotto alla ricerca di quello che resta e non passa; L’AMORE cioè DIO!

E a distanza di anni resta e resterà lo strumento della speranza perpetua, nonostante tutto.

Enzo Patria

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