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E’ STATA UN’ATTESA LUNGHISSIMA, IN TUTTI I SENSI!
Primo novembre: festa di tutti i Santi.
Eccoli arrivati ad un traguardo importante dopo un lungo periodo di incertezze, deragliamenti e riprese… Gaia e Luca dicono finalmente il loro SI’ definitivo davanti all’Altare!
Si può dire che “si è chiuso il cerchio” di questo lungo inizio?
Gaia: La nostra storia è quella di due risorti sotto tutti i punti di vista: abbiamo vissuto fino a pochi giorni fa la condizione di “irregolari” nella Chiesa a causa di un precedente matrimonio in attesa di nullità.
Certamente siamo finalmente giunti alla fine di un periodo lungo più di tre anni, continuamente visitato da Dio che, come il Padre Misericordioso della Parabola, ci attendeva a braccia aperte, pronto a riconsegnarci dignità e amore puro.
Sono stati anni di impazienza. Ci siamo incontrati già grandi di età, feriti nelle relazioni e tanto fragili, ma proprio in questa fragilità abbiamo ricevuto il dono della vita di nostra figlia Martina, costruito sulla nostra impazienza e infedeltà, sperimentando la Misericordia che solo Dio può donare.
Abbiamo presto incontrato anche l’ombra della morte: da pochi giorni avevamo scoperto di aspettare Martina quando un piccolo e banale intervento a una caviglia ha portato Luca ad un passo dalla morte. In quei lunghissimi giorni, fatti di angoscia e paura, l’unica speranza era in Dio. Mentre la vita nuova stava arrivando, era forte il timore di aver già terminato il nostro tempo insieme… eravamo già solo ricordi?
Luca uscì dall’ospedale, in buona salute, appena in tempo per poter sentire per la prima volta battere il cuore della nostra bambina.
Ma la morte non aveva terminato la sua opera… abbiamo dovuto restituire quella piccola e acerba vita al Suo Creatore prima ancora di poterne contemplare la forma.
Il dolore, la rabbia, la paura… i lunghi discernimenti e un improvviso senso di abbandono da parte di quel Padre Buono che sembrava aver distolto il Suo sguardo da noi.
Obbedienze sofferte ci hanno tenuto lontani dai Sacramenti fino a che non avessimo consapevolizzato in modo chiaro e irrevocabile la scelta di noi per sempre.
Tra obbedienze e discernimenti abbiamo dovuto arrenderci all’evidenza di quello che, per molti motivi e infiniti segni, la nostra Martina sembrava volerci dire con la sua breve e indimenticabile esistenza: dovevamo diventare finalmente adulti e responsabili, senza aspettare e delegare a qualcun altro fuori da noi le nostre decisioni. In qualche modo il Signore della Vita ci aveva chiamati ad essere Famiglia e noi abbiamo continuato a crederci e ad esserlo anche nel peggiore dei lutti e nella totale incredulità di quanto stava accadendo.
La visita speciale di Santa Gemma Galgani ci ha costretti a uscire dai nostri schemi, ci ha benedetti e protetti e un mese dopo il suo arrivo in casa nostra (un sacerdote ci regalò una sua reliquia ex corpore!) abbiamo gioiosamente e timorosamente accolto l’arrivo della nostra piccola Gemma.
Madre Chiesa ha saputo accoglierci nella nostra povertà, con cuore tenero. Decisi per l’obbedienza verso i nostri parroci di turno, consapevoli che avremmo potuto dover rinunciare ai Sacramenti per chissà quanto tempo, in maniera assolutamente inaspettata, il Signore ha saputo sorprenderci con la Sua generosità e Misericordia, attraverso i sacerdoti che, uno dopo l’altro, ci hanno accolti e, ascoltando tutta la nostra storia, mai ci hanno negato la nostra condizione di Figli Amati. Siamo così tornati presto alla grazia dei Sacramenti in fiduciosa attesa delle cose di Dio.
Oggi siamo noi ad essere diventati Sacramento e ci sembra davvero incredibile!
Com’è stato per voi vivere il giorno del Matrimonio?
Luca: E’ stata una attesa lunghissima, in tutti i sensi! Sia gli ultimi tre anni che le quasi due ore di ritardo della sposa e di gran parte degli invitati a causa di un maltempo fuori dal comune e dell’autostrada paralizzata da Roma in giù!
E poi… che dire? C’era il timore di aver già vissuto tutto quello che c’era da vivere, vedere e sapere; emozioni già respirate e consumate potevano non sfiorarci più come succede guardando un film già visto. Sì, perché il pericolo era di volerci credere talmente tanto da vivere un’illusione della nostra mente, l’esperienza segnante lascia sempre in un angolino nascosto del cuore la solita domanda: “possibile che una cosa così bella sia proprio per me, per noi? Non sarà piuttosto una formalità da regolarizzare che vogliamo gonfiare di enfasi?”.
Invece abbiamo sentito il Cielo aprirsi su di noi, sotto lo sguardo di tutti i Santi ci siamo guardati come fosse la prima volta, ogni cosa profumava di nuovo, di fresco, di Cielo! Entriamo in Chiesa con il canto “Tutto è possibile” e, sì, davvero tutto è possibile a Dio; davvero questo è il tempo che Dio ha atteso per me, per noi; davvero questo è il luogo in cui ci ha dato appuntamento, dove ci stava aspettando. Per ricominciare. Di nuovo.
Guardo la sposa più bella del mondo e scoppio in un pianto liberatorio, senza paura, senza vergogna.
I nostri cari emozionati, gli amici commossi fino alle lacrime, quei compagni di cammino che con noi hanno pianto e sofferto, ci accompagnavano e sostenevano e offrivano; finalmente godevano con noi la pienezza della Gioia per quella promessa su cui davvero in pochi avrebbero scommesso all’inizio, ma Dio sì, Lui ha scommesso e vinto noi, ora totalmente Suoi per sempre. In manus tuas. Sì, siamo davvero nelle Tue mani amorevoli e fra le Tue braccia!
Cosa vi rimane di tutto questo?
Gaia e Luca: La gioia del Cielo, quella che dà la pace che nessuno può portarci via.
Rimane la bellezza della Festa, come se risuonasse nelle nostre orecchie l’esultanza di Dio per noi mentre i volti felici dei nostri cari danzano con noi sulla nostra allegria.
La gratitudine infinita verso tutte le persone che Dio ha usato e che si sono fatte strumento Suo per noi. Non ne nominiamo neanche una perché sarebbero davvero troppe, ma loro sanno bene quanto affetto ci lega…
Ci rimane l’eco di una chiamata di gioiosa Speranza da portare a quanti non ci credono più o non credono affatto che Dio può davvero restituire la vita dove c’è morte e il paradiso dov’è l’inferno.
Teniamo stretta a noi la responsabilità di quanto abbiamo ricevuto, sperando di essere sempre fedeli alla Sua voce e attenti al grido di quanti attendono una speranza di Misericordia.
Ci rimane la speranza di saper davvero essere Sacramento Suo nel mondo.