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«Telefonino, ora stai zitto! Ho cose più importanti da fare!»

I giovani parlano ai giovani

«Non abbiate paura del silenzio, di stare da soli, di scrivere un vostro diario. Non abbiate paura dei disagi e delle aridità che il silenzio può comportare – sprona Papa Francesco – liberatevi dalla dipendenza del telefonino, per favore! È bello comunicare, ma c’è il pericolo che questa droga, perché il telefonino è droga, finisce per ridurre la comunicazione in semplici contatti e la vita è comunicare non semplici contatti.»

Questa è l’esortazione di Papa Francesco rivolta ai giovani. Sono sicura che c’è chi pensa di non avere niente a che fare con questa dipendenza e chi in fondo sa di averla, ma sceglie di ignorarla perché «non posso stare senza il cellulare; mi serve!».

Sono Raissa e prima di entrare in comunità a Nuovi Orizzonti, ho avuto una forte dipendenza dalle chat, e di conseguenza dal computer e dal cellulare. Quando sono uscita di casa per entrare in Comunità ho pensato che non ci sarei mai più finita dentro. E invece…

Sbagliavo, e non perché sono una persona superficiale, ma perché per me la dipendenza era dipendenza solo quando si parlava del mondo delle relazioni virtuali, di chat, di like. Consideravo dipendenza ciò di cui avevo fatto esperienza.

Quest’anno, nei due mesi che hanno preceduto la Pasqua, c’è stato un momento in cui ho avvertito di non riuscire a percepirmi più. Usavo il cellulare per fare qualsiasi cosa. Per me era diventato mp3, diario, televisione, libro, computer. Lo cercavo in tasca anche quando non mi serviva. È come se ad un certo punto diventasse parte di te, dei tuoi abiti, un accessorio senza il quale ci si sente incompleti.

Così, ho scelto di spegnere il cellulare e stare senza. Non sarò drammatica, ma è stato davvero difficile, soprattutto all’inizio. Non avevo nulla da cliccare ogni cinque minuti per vedere l’ora; ho dovuto indossare l’orologio. Non avevo nulla per ascoltare musica; ho acquistato un vero mp3. Non avevo nulla su cui scrivere come mi sentivo; ho dovuto riprendere penna e foglio di carta. Non avevo Whatsapp per comunicare; dovevo incontrare le persone per parlargli. Mi sono sentita apparentemente scollegata dal mondo.

Il tempo si dilata quando la tua esistenza non è continuamente interrotta da bip di messaggi e notifiche. Impari ad ascoltare  la frequenza del tuo cuore, dei tuoi sentimenti, dei tuoi stati d’animo.

Alleni la mente a trovare delle strategie e dei modi concreti per svagarti. Il cellulare è una grandissima comodità, non me ne sono privata… Abbiamo bisogno di educarci alla vita prima di essere in grado di filtrarla attraverso la tecnologia. Liberatevi dalla dipendenza del telefonino anche voi, per favore e vedrete la vita fiorire!

Raissa Franzese

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