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Angeli nel fango

4 novembre 2011: una data rimasta impressa in tutti noi perché quel giorno la furia dell’alluvione si è scatenata a Genova. Pubblichiamo di seguito una testimonianza davvero emozionante, la storia di Davide, che era presente e ha vissuto quel dramma in prima persona. Grazie davvero Davide!

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5 thoughts on “Angeli nel fango”

  1. Caro Davide, spero con tutto il cuore che ognuno di noi non debba avere la necessità di vivere quello che hai vissuto tu per poter Amare! Non fraintendermi: quello che è successo (l’alluvione) è lo ‘straordinario’ e l’amare dovrebbe essere ‘ordinario’. A volte però ho la sensazione, guardandomi intorno, nella vita di tutti i giorni, che sia esattamente il contrario! Amare è diventato straordinario.
    Ognuno di noi vive o si imbatte quotidianamente in delle ‘piccole alluvioni’ personali o di chi ci sta vicino. Signore aiutaci a fare in modo che naturalmente (perchè l’uomo è stato creato per amare), possiamo amare e donarci nei confronti di chiunque, in ogni situazione e circostanza.

  2. Genova è la mia città, come lo è di questo ragazzo, come lo era di quei bambini che oggi non ci sono più…una città, Genova, Medaglia d’oro alla Resistenza, una città che resiste ancora, che resisterà sempre…
    Era il mio solito venerdì di chemioterapia, ma di questo è inutile parlare…
    Piuttosto vorrei dire altro, avrei voluto fare altro, essere in condizione di poter fare altro, ma va bene così…
    Su molte cose sono d’accordo con questo ragazzo, anche se faccio parte di quei molti (o pochi, poco importa…) che non credono che lì, in quell’alluvione come in qualsiasi altra devastazione umana ci sia la conferma della presenza di Dio, questo non lo credo, ma questo non importa.
    Sono d’accordo su quel legame forte che inconsapevole si stringe in casi come questi, su quella condivisione vera della paura ma che, incomprensibilmente, non ti irrigidisce, anzi ti agita e ti fa aiutare, trovando la forza nel bisogno dell’altro.
    Uno sta per affogare, sta per morire, trascinato via da una corrente assurda e folle, e tu non ci pensi un attimo, vai, tenti, gli prendi la mano e cerchi di riportarlo alla vita…
    Che dire? Chi ci vede Dio in tutto questo, chi soltanto l’umanità che davvero, è il caso di dirlo, ci rende tutti fratelli.
    Non mi auguro sventure come queste, ma paradossalmente eventi così sono gli unici capaci di tenere viva ancora la speranza, la speranza che non tutti siamo qui per sbranarci, assalirci, offenderci o ignorarci, la speranza che, in certi momenti in cui condividi davvero uno stesso destino, si torni a vivere in un mondo di uomini, al di là di tutte le differenze e le concezioni contrapposte che si possono avere.
    Più di ogni altra cosa serve una stretta di mano, un sorriso, una carezza su un capo bagnato…purtroppo già dal giorno successivo ho però visto solo polemiche, accuse, beghe politiche e quant’altro…è la memoria di quelle mani strette, di quei tre signori che vanno a salvare una persona scivolata sotto un’auto, vinta nella sua resistenza da quell’acqua fangosa, a darmi, a darci, a tutti, ancora speranza.
    Forza Genova, forza sempre!

  3. Ciao Davide, ma perchè l’uomo scopre la solidarietà solo nel momento del disastro???????
    non lo so, ma è triste…..
    per fortuna ci sono tante persone belle come te, che fanno ancora sperare….. sognare .
    Nel momento della difficoltà, hai pensato ad essere “sereno” per gli altri, ad aiutare gli altri, hai pensato a Gesù…….io a cosa avrei pensato?
    Grazie Davide, sei veramente un angelo……
    un abbraccio di luce…..elena

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