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Angeli nel fango

Ero lì: in queste due parole si racchiude già tutto.

Scendendo da un autobus che ormai non poteva più passare,ho cominciato a guardarmi intorno: c’era solo acqua, acqua che usciva da tutti i tombini come fossero geyser, acqua che saliva, saliva fino alle ginocchia, che appesantiva ogni passo; c’era stato lo straripamento del rio Fereggiano, ma chi poteva saperlo! Cerco una via di fuga, vedo a metri e metri di distanza solo un fiume in cui due autobus stanno quasi sprofondando, mi giro, ancora acqua, dove vado?

Passo sotto una galleria, come guadando un fiume e, appena uscito da lì vedo gente che piange, sento le urla dal palazzo vicino in cui agli ultimi piani le persone gridano a noi in basso : “Sta arrivando, sta arrivando!” Era l’onda o era ancora acqua che stava raggiungendo altri punti arrivando verso di noi …

In quei momenti, col respiro corto dalla fatica e con le immagini quasi apocalittiche, penso:”Qui forse morirò. Signore dammi la forza di essere pronto, portaci a Te qualora sia davvero la fine. Se invece non è ancora l’ora, aiutami ad amare, fammi portare Te agli altri in questi momenti, porta serenità!”

Così passo dopo passo ho cominciato, nonostante la situazione, a cercare di dire a quelli che incontravo: “Forza che ce la facciamo!” e cercare di avere in volto uno sguardo sereno, per trasmettere tranquillità, forte del fatto che Gesù era lì, anche in quella triste circostanza; passavo, vedevo scarpe qua e là (probabilmente anche delle persone che si è saputo solo dopo essere mancate …) e ogni pochi metri mi fermavo per aiutare gente, a tirar fuori insieme ad altre persone mai viste, motorini che erano rimasti incastrati tra i cassonetti, e intanto notavo come tante persone facevano quello che facevo io, senza che questo sembrasse un “peso”: quanta solidarietà che ho trovato!

Quanto Amore ho visto tra gli uomini proprio in situazioni così disperate! Così riflettevo e pensavo a Gesù, che mi confermava la Sua Presenza! Anzi che ci confermava la Sua Presenza, anche se molti non credono!

Caspita l’uomo come può amare, eppure nella vita di tutti i giorni sembriamo tutti contro tutti…

Credo che proprio nelle situazioni più difficili, ognuno di noi tiri fuori il meglio di Sé: per questo è nella sofferenza che, se sappiamo offrirla come atto d’Amore, somigliamo sempre di più a Gesù e di conseguenza diventiamo meravigliosi, rivestendoci di una vera Luce!

Insomma, sarà ardito ciò che sto per dire, ma sono contento di essere stato coinvolto nell’alluvione, perché ho toccato con mano che l’uomo può amare e che se volesse, quante cose grandi potrebbe fare in ogni istante della propria vita: ci sono persone che hanno salvato delle vite e ci sono alcuni che la vita l’hanno perduta. Ma non l’hanno persa invano: tutto ha un Senso.
Davide Zanicchi

 

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5 thoughts on “Angeli nel fango”

  1. Caro Davide, spero con tutto il cuore che ognuno di noi non debba avere la necessità di vivere quello che hai vissuto tu per poter Amare! Non fraintendermi: quello che è successo (l’alluvione) è lo ‘straordinario’ e l’amare dovrebbe essere ‘ordinario’. A volte però ho la sensazione, guardandomi intorno, nella vita di tutti i giorni, che sia esattamente il contrario! Amare è diventato straordinario.
    Ognuno di noi vive o si imbatte quotidianamente in delle ‘piccole alluvioni’ personali o di chi ci sta vicino. Signore aiutaci a fare in modo che naturalmente (perchè l’uomo è stato creato per amare), possiamo amare e donarci nei confronti di chiunque, in ogni situazione e circostanza.

  2. Genova è la mia città, come lo è di questo ragazzo, come lo era di quei bambini che oggi non ci sono più…una città, Genova, Medaglia d’oro alla Resistenza, una città che resiste ancora, che resisterà sempre…
    Era il mio solito venerdì di chemioterapia, ma di questo è inutile parlare…
    Piuttosto vorrei dire altro, avrei voluto fare altro, essere in condizione di poter fare altro, ma va bene così…
    Su molte cose sono d’accordo con questo ragazzo, anche se faccio parte di quei molti (o pochi, poco importa…) che non credono che lì, in quell’alluvione come in qualsiasi altra devastazione umana ci sia la conferma della presenza di Dio, questo non lo credo, ma questo non importa.
    Sono d’accordo su quel legame forte che inconsapevole si stringe in casi come questi, su quella condivisione vera della paura ma che, incomprensibilmente, non ti irrigidisce, anzi ti agita e ti fa aiutare, trovando la forza nel bisogno dell’altro.
    Uno sta per affogare, sta per morire, trascinato via da una corrente assurda e folle, e tu non ci pensi un attimo, vai, tenti, gli prendi la mano e cerchi di riportarlo alla vita…
    Che dire? Chi ci vede Dio in tutto questo, chi soltanto l’umanità che davvero, è il caso di dirlo, ci rende tutti fratelli.
    Non mi auguro sventure come queste, ma paradossalmente eventi così sono gli unici capaci di tenere viva ancora la speranza, la speranza che non tutti siamo qui per sbranarci, assalirci, offenderci o ignorarci, la speranza che, in certi momenti in cui condividi davvero uno stesso destino, si torni a vivere in un mondo di uomini, al di là di tutte le differenze e le concezioni contrapposte che si possono avere.
    Più di ogni altra cosa serve una stretta di mano, un sorriso, una carezza su un capo bagnato…purtroppo già dal giorno successivo ho però visto solo polemiche, accuse, beghe politiche e quant’altro…è la memoria di quelle mani strette, di quei tre signori che vanno a salvare una persona scivolata sotto un’auto, vinta nella sua resistenza da quell’acqua fangosa, a darmi, a darci, a tutti, ancora speranza.
    Forza Genova, forza sempre!

  3. Ciao Davide, ma perchè l’uomo scopre la solidarietà solo nel momento del disastro???????
    non lo so, ma è triste…..
    per fortuna ci sono tante persone belle come te, che fanno ancora sperare….. sognare .
    Nel momento della difficoltà, hai pensato ad essere “sereno” per gli altri, ad aiutare gli altri, hai pensato a Gesù…….io a cosa avrei pensato?
    Grazie Davide, sei veramente un angelo……
    un abbraccio di luce…..elena

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