Evangelizzazione

La battaglia nel nostro cuore

Uno spunto per riflettere, ricevuto per e-mail.
Un vecchio indiano mentre conversava col nipote, gli disse:
“Mi sento come se avessi due lupi che lottano nel mio cuore.
Uno dei due, è un lupo irritato, violento e vendicativo.
L’altro è pieno d’amore e compassione.”
Il nipote chiese: “Nonno, dimmi, quale dei due vincerà la lotta nel tuo cuore?”
Il nonno rispose: “Quello che alimenterò.”

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12 thoughts on “La battaglia nel nostro cuore”

  1. non vedo l’ora che prenda il sopravvento il 2°….. qnd faccio qls d cattivo è come se mi rivedessi proiettata fuori me stessa…. a pensar al xkè di qll gesto… alle conseguenze… ed al modo in cui gli altri potrebbero accostarmi a GESU’…. è cm se la mia azione,venendo giudicata negativa, intaccasse Gesù ql mio “maestro” e non me…. persona :S

  2. Questa storia è lo specchio della nostra vita quotidiana: una vita in cui possiamo pensare, scegliere, decidere ogni giorno quale lupo far vincere dentro di noi.
    Possiamo scegliere il bene al posto del male, il perdono al posto della vendetta, la libertà al posto della dipendenza…
    Questa storia mi fa pensare anche alla lotta interiore che c’è tra l’uomo vecchio e l’uomo nuovo nel percorso di ogni conversione.
    L’uomo nuovo è quello che ha scoperto la luce e cerca d’andare verso la luce. L’uomo vecchio è quello che tende a riportarci indietro, impedendoci di assaporare subito e pienamente la bellezza della luce.
    Il bello della libertà dei figli di Dio è che possiamo impegnarci ogni giorno per cercare di far vincere l’uomo nuovo e il lupo pieno d’amore e di compassione.

  3. A volte la lotta tra i due cuori è davvero ardua, le circostanze della vita ci mettono spesso alla prova e le “provocazioni” ad essere ciò che non vorremmo non mancano mai. Ma DIO CREDE IN NOI, per questo a volte lo permette, perchè sa che possiamo essere migliori, se lo vogliamo davvero. La preghiera è l’unico strumento che ci farà vincere sempre…sempre!…Lo dico a voi e lo dico a me stessa!

  4. “se soltanto tu potessi vedere la bellezza che può nascere dalle ceneri”…
    “Perché la vera bellezza è quella di chi si lascia amare, di chi accetta la misericordia e “rischia” tutto se stesso in questo amore…”
    grazie don Davide

  5. se fosse così facile seguire il lupo docile,dolce e amorevole che c’è in noi … ci sarebbe un mondo pieno di lacrime si ..ma di gioia, purtroppo …le lacrime che viviamo sul volto della gente e a volte sul nostro stesso volto …sono lacrime di vero dolore e disperazione… ma voglio essere fiduciosa … confidiamo in noi, confidiamo nel cuore di tanti nonni speciali come Sergio come i miei genitori adesso nonni, nel cuore di genitori attenti .. confidiamo nei bambini di oggi..lupi docili di domani…

  6. E’ una battaglia perenne, sino alla morte, quella che propone la fede.
    Due eserciti che combattono sullo stesso suolo , il nostro corpo. Uno predomina e vive nella mente e fuori di essa, l’altro dimora nel cuore.
    C’è una lotta fra il bene e il male ma Cristo non è un guerrafondaio.
    Le sue armi ,la parola, il suo scudo, il vangelo, il suo cavallo il nostro amore.
    Se si vuole sono due eserciti che non si incontreranno mai.
    Quello della mente scalpita, incita, è furioso.
    Quello del cuore ha una tattica, sicura e di buona riuscita e attende, armandosi di misericordia .
    Semmai si scontreranno un giorno, il cuore Fortezza proteggerà noi stessi dall’invasione.
    Basta però che gli abitanti non siano addormentati al suo interno.

  7. E’ un po’ come Lodovico e fra’ Cristoforo di manzoniana memoria, l’uomo vecchio e l’uomo nuovo. Dopo la conversione l’uomo vecchio va sempre tenuto a bada, è una lotta continua. Può accadere che in certi momenti l’uomo vecchio prevalga sul nuovo, ma grazie allo Spirito Santo possiamo rimettere il freno al vecchio per riprendere la nuova strada confortati dalla misericordia del Padre con il Figlio come Compagno d’eccezione. La Vergine Madre e San Michele Arcangelo ci aiutino in questa lotta!

  8. Solo la prehiera e l’affidamento alla Mamma celeste e al so Divin maestro possono aiutarci nella battaglia. Non dimentichiamoci poi che senza pregare ed invocare lo Spirito Santo non possiamo fare niente di buono e il nostro cuore ha tanto bisogno di essere guidato da Lui Grazie Don Davideeeeee….

  9. ciao a tutti ( è spaventosamente bello collegarmi a internet e leggere tante testimonianze e frasi che come questa che vivi e spaventoso quanto tempo ti porta via leggere le varie testimonianze che mi danno gioia e crescita personale la parte che mi spaventa è che vola il tempo come è ovvio quando fi fa qualsiasi cosa che piace solo che quando spengo il PC mi accorgo che ho trascurato tante persone che soffrono e che io ho la consapevolezza di aver ricevuto tanti talenti per aiutarli e nel tempo che è passato non ho usato per aiutarli a superare le grandi prove che stanno vivendo mi sento in colpa ) e devo condivider con voi un mio pensiero in merito al conflitto interiore e chi dei due vince ho vissuto e sto vivendo questo conflitto ma sotto un altro aspetto non tanto nell’alimentare quello buono che per me è talmente scontato ma nel cercare di difendermi dalle tante provocazioni esterne che vanno ad alimentare il lupo cattivo e cercare di controllare la forza che ho nel non reagire alle provocazioni con i tanti talenti che ho che possono essere usati anche per difendersi ma anche per ataccare e pretendere giustizia sia nell’alimentare il buono che il cattivo mi accorgo che perdo di vista chi soffre chi non ha mai avuto la fortuna di poter conoscere e poter scegliere devo alimentare la consapevolezza di trasmettere i talenti che ho e di non cercare di alimentare ancora di più la mia gioia è difficile da spiegare visto che sono anche dislessico faccio veramente tanta fatica a scrivere ho trovato diciamo per caso chi è riuscito a scriverlo

    SIGNORE, INSEGNACI A NON AMARE NOI STESSI

    Signore, insegnaci a non amare noi stessi,
    a non amare soltanto i nostri cari,
    a non amare soltanto quelli che ci amano.

    Insegnaci a pensare agli altri,
    ad amare anzitutto quelli che nessuno ama.

    Concedi la grazia di capire che ad ogni istante ,
    mentre noi viviamo una vita troppo felice ,
    protetta da te ,
    ci sono milioni di esseri umani,
    che sono pure tuoi figli e nostri fratelli,
    che muoiono di fame
    senza aver meritato di morire di fame,
    che muoiono di freddo
    senza aver meritato di morire di freddo.
    Signore, abbi pietà di tutti i poveri del mondo.

    E non permettere più, o Signore,
    che noi viviamo felici da soli.
    Facci sentire l’angoscia della miseria universale,
    e liberaci dal nostro egoismo.

    Raoul Follereau
    o
    la storia di DON MILANI è STATO PER ME UN GRADE MAESTRO falla leggere a tutti ho trovato diciamo ( per caso ) una persona che ha messo in rete L’ALFABETO DI DON MILANI devo condividerlo con voi è qualcosa di veramente bello che nel mio piccolo ho avuto la fortuna di vivere è bello trovare chi è riuscito anche a descrivere per poterlo condividere ( io sono dislessico quindi nel mio piccolo cerco di fare e viverlo visto che non sò scrivere )

    L’ALFABETO DI DON …MILANI
    A
    AMORE: “Il desiderio di esprimere il nostro pensiero e di capire il pensiero altrui è l’amore. Per cui
    essere maestro, essere sacerdote, essere artista, essere amante e essere amato sono in pratica la
    stessa c…osa”.
    AUTOMOBILE: “L’automobile non la guido fino a che i miei parrocchiani non l’avranno anche
    loro. Quando avere l’automobile sarà una cosa normale, quel giorno la comprerò anch’io”.
    B
    BOCCIARE: “Bocciare è come sparare su un cespuglio: forse era un ragazzo, forse una lepre: si
    vedrà a comodo”.
    BOCCIATURA: “Il modo di scrivere che io ho insegnato là è considerato scarno e poi con il tipo di
    temi che ricevono non sono capaci di scrivere perché considerano il tema una farsa, una cosa
    convenzionale. Qui (a Barbiana) erano abituati a scrivere quando occorreva scrivere e mai per
    esercitazione. Parlare una lingua straniera là è considerato zero, se non si conoscono le regoline. La
    storia moderna su cui (i miei alunni) sono ferrati, là non la fanno nemmeno. La geografia politica su
    cui saprebbero tutto, là non viene chiesta. La cultura sindacale ancora meno. La passione per
    l’insegnamento cha hanno fatto qua ai loro compagni minori non è considerato quanto la
    conoscenza del “parentado “ di Enea”.
    C
    COMPAGNA DI SCUOLA: “Una sola compagna mi parve un po’ elevata. Leggeva bei libri. Si
    chiudeva in camera ad ascoltare Bach. E’ il frutto massimo cui può aspirare una scuola come la
    vostra. A me invece hanno insegnato che questa è la più brutta tentazione. Il sapere serve solo per
    darlo”.
    COSCIENZA: “A Norimberga e a Gerusalemme sono stati condannati uomini che avevano
    obbedito. L’umanità intera consente che essi non dovevano obbedire, perché c’è una legge che gli
    uomini non hanno ancora ben scritta nei loro codici, ma è scritta nel loro cuore. Una gran parte
    dell’umanità la chiama la legge di Dio, l’altra parte la chiama la legge della Coscienza”.
    COTTIMO: (Agli insegnanti) “Io vi pagherei a cottimo. Un tanto per ogni ragazzo che impara tutte
    le materie. O meglio, multa per ogni ragazzo che non ne impara una. Allora l’occhio vi correrebbe
    sempre su Gianni. Cerchereste nel suo sguardo distratto l’intelligenza che Dio ci ha messa uguale
    agli altri. Lottereste per il bambino che ha più bisogno, trascurando il più fortunato, come si fa in
    tutte le famiglie. Vi scegliereste di notte col pensiero fisso su lui a cerare un modo nuovo di far
    scuola, tagliato a misura sua. Andreste a cercarlo a casa, non vi dareste pace perché la scuola che
    perde Gianni non è degna di essere chiamata scuola”. D
    DIPLOMA: “Giorno per giorno (alcuni ragazzi) studiano per il registro, per la pagella, per il
    diploma. Lingue, storia, scienze tutto diventa voto e null’altro. Dietro a quei fogli di carta c’è solo
    l’interesse individuale. Il diploma è quattrini. Nessuno di voi lo dice, ma stringi stringi il succo è
    quello”.
    E
    ESSERE POVERI: “La povertà non si misura a pane, a casa, a caldo, ma sul grado di cultura e sulla
    funzione sociale”.
    F
    FEDE: “La fede non è qualcosa da infilare alla prima occasione nei discorsi, ma un modo di vivere
    e di pensare”.
    FRONTIERE: “Ai miei ragazzi insegno che le frontiere son concetti superati”.
    G
    GIORNALE: “A Barbiana leggevamo ogni giorno il giornale, ad alta voce, da cima a fondo. Sotto
    gli esami due ore di scuola spese sul giornale, ognuno se la strappa dalla sua avarizia. Perché non
    c’è nulla sul giornale che serva ai vostri esami. E’ la riprova che c’è poco nella vostra scuola che
    serva nella vita. (…) Ma politica e cronaca, cioè le sofferenze degli altri, valgono più di voi e di noi
    stessi”.
    GIUSTIZIA: “La più accanita (professoressa) protestava che non aveva mai cercato e mai avuto
    notizie sulle famiglie dei ragazzi. ‘Se un compito è da quattro, io gli do quattro’. E non capiva,
    poveretta, che era proprio di questo che era accusata. Perché non c’è nulla che sia ingiusto quanto
    far le parti uguali tra disuguali”.
    H
    HO DA DIRVI: (Prima di morire ai ragazzi di Barbiana) “Ragazzi mi date molto di più di quello
    che ho dato a voi. Quanto è bella l’amicizia, specialmente in situazioni simili”.(…)
    “Chi non si abbandona alla morte vuol dire che prima non si è abbandonato alla vita, alle passioni e
    all’amore”.(…)
    “Mi sono fatto cristiano e prete solo per spogliarmi di ogni privilegio; ora mi sento l’ultimo
    anch’io”. I
    I CARE: “Sulle pareti della mia scuola c’è scritto grande ‘I care’. E’ il motto intraducibile dei
    giovani americani migliori: ‘Me ne importa, mi sta a cuore’. E’ il contrario esatto del motto fascista
    ‘Me ne frego’”.
    INCOMPETENTI: “La scuola ha un problema solo: i ragazzi che perde: La vostra scuola
    dell’obbligo ne perde per strada 462.000. A questo punto gli unici incompetenti di scuola siete voi
    che li perdete e non tornate a cercarli”.
    L
    LEGGE: “Non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo di amare la legge è d’obbedirla. Posso
    solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono
    giuste: Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte)
    essi dovranno battersi perché siano cambiate”.
    LINGUE: “(I miei ragazzi) devono imparare almeno tre lingue perché le barriere spariranno e
    vivremo a contatto con persone che parlano lingue diverse”.
    M
    MAESTRO: “La scuola è l’unica differenza tra l’uomo e gli animali. Il maestro dà al ragazzo tutto
    quello che crede, ama, spera. Il ragazzo crescendo ci aggiunge qualcosa e così l’umanità va avanti”.
    MAESTRO E PROFETA: “Il maestro deve essere per quanto può un profeta, scrutare i segni dei
    tempi, indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e noi
    vediamo solo in modo confuso”.
    N
    NON TI FIDARE: (A Pipetta, una giovane attivista comunista di Cadenzano) “E’ un caso, sai, che
    tu mi trovi a lottare con te contro i signori. Ma il giorno che avremo sfondata insieme la cancellata
    di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta, non
    ti fidar di me, quel giorno io ti tradirò. Quel giorno io non resterò là con te. Io tornerò nella tua
    casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocefisso”.
    O
    OBBEDIENZA: “Occorre avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono sovrani, per cui
    l’obbedienza non è più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni; che non credano di potersene
    far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico
    responsabile di tutto”. OBIETTORI: “Aspettate a insultarli (gli obiettori di coscienza). Domani forse scoprirete che sono
    dei profeti…”
    OSPEDALE: “Lo abbiamo visto anche noi che con loro (i ragazzi difficili, i bocciati) la scuola
    diventa più difficile. Qualche volta viene la tentazione di levarseli di torno. Ma se si perde loro, la
    scuola non è più scuola: è un ospedale che cura i sani e respinge gli ammalati”.
    P
    PAROLA: (Ai suoi ragazzi) “Ogni parola che non conosci è una pedata in più che avrai nella vita”.
    PATRIA: “Se voi avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel
    vostro senso, io non ho patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un
    lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri”.
    POLITICA: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la
    politica. Sortirne da soli è l’avarizia”.
    Q
    QUANDO: Quando i ragazzi tornavano dai loro viaggi all’estero, don Lorenzo faceva suonare le
    campane di Barbiana. “Ecco i miei bambini” esultava felice.
    QUATTRO: “Consegnandomi un tema con un quattro lei mi disse: ‘Scrittori si nasce, non si
    diventa’. Ma intanto (lei professore) prende lo stipendio come insegnante di italiano. La teoria del
    genio è un’invenzione borghese. Nasce da razzismo e pigrizia mescolati insieme”.
    R
    RAGAZZI: “ Ragazzi, ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che Lui non stia attento a
    queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo posto”.
    RASOIO: “La scuola siede tra passato e futuro e deve averli presenti entrambi. E’ l’arte delicata di
    condurre i ragazzi sul filo del rasoio: da un lato formare il loro senso della legalità, dall’altro la
    volontà di leggi migliori, cioè di senso politico”.
    S
    SCUOLA: “Il fine ultimo della scuola è dedicarsi al prossimo; quello immediato, da ricordare
    minuto per minuto; è di intendere gli altri e di farsi intendere”. SCUOLA: “La scuola non deve consegnare ai poveri le cose che abbiamo costruito e che stanno
    cadendo da tutte le parti, ma solo gli arnesi del mestiere perché costruiscano loro cose tutte diverse
    dalle nostre e non sotto il nostro patrocinio né paterna compiacenza”.
    SCUOLA: “Devo tutto quello che so ai giovani operai e contadini cui ho fatto scuola. Quello che
    loro credevano di stare imparando da me, sono io che l’ho imparato da loro. Io ho insegnato loro
    soltanto ad esprimersi, mentre loro mi hanno insegnato a vivere”.
    T
    TRAGEDIA: “Quale tragedia più grossa di essere derisi dai poveri?”.
    U
    UGUAGLIANZA: “Perché il sogno dell’uguaglianza non resti un sogno, vi proponiamo tre
    riforme: 1- Non bocciare
    2- A quelli che sembrano cretini dargli la scuola a tempo pieno
    3- Agli svogliati basta dargli uno scopo”.
    UOMINI: “Da bestie si può diventare uomini e da uomini si può diventare santi: Ma da bestie a
    santi d’un sol passo non si può diventare”.
    V
    VITA: (Al momento del trasferimento a Barbiana) “La grandezza di una vita non si misura dalla
    grandezza del luogo in cui si è svolta e neanche le possibilità di fare il bene si misurano sul numero
    dei parrocchiani”.
    VOI: “Voi (professori) dite che Pierino del dottore scrive bene. Per forza parla come voi.
    Appartiene alla ditta”.
    Z
    ZUCCONE: “Chi era senza basi, lento o svogliato si sentiva il preferito. Veniva accolto come il
    primo della classe. Sembrava che la scuola fosse fatta per lui. Finchè non aveva capito, gli altri non
    andavano avanti”.
    (Frasi tratte da “Esperienze pastorali”, “L’obbedienza non è più una virtù”, “Lettera a una
    professoressa” di don Lorenzo Milani)
    ciao a tutti

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