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Nel suono del silenzio, un amore in grado di fare rumore

È difficile raccontare la bellezza e la meraviglia che ho vissuto, toccato, respirato e con cui ho colmato il mio cuore in questi cinque giorni di campo lavoro in Cittadella a Frosinone.

Eppure, nonostante le parole non bastino, il cuore spinge perché qualcosa venga fuori. Perché la sorpresa e lo stupore, quei segni con cui il Signore parla, non possono non fare rumore. Nonostante si concretizzino proprio in assenza di rumore e giungano al cuore con la delicatezza di quella brezza leggera, il “suono del silenzio”, di cui il Profeta Elia fece esperienza e nel quale riconobbe la presenza di Dio.

Il mio suono del silenzio, la mia brezza leggera sono stati l’imprevisto e l’inaspettato. L’imprevisto e l’inaspettato di un incontro, in un giorno apparentemente qualsiasi e ordinariamente normale, in cui Dio si è nascosto per farmi un regalo, per portarmi lì, nel cuore della Vostra meravigliosa famiglia. Quel regalo che mi ha portato in dono un cuore in grado di saper parlare con quella tenerezza e sincerità, rare e difficili da trovare. E, per questo, capaci di sorprendere. Capaci di lasciare il segno, di toccare nel profondo e consegnare quelle parole che, qualche tempo dopo, si sarebbero rivelate fondamentali:

“Non fermarti”.

In quelle parole, la comprensione ed un invito.

E, così, mi sono fidata. E, così, i passi, fermi e un po’ scoraggiati, hanno ripreso il cammino.

Tanti piccoli passi e, dal primo Joy Day di dicembre, nuovi volti che, con il tempo, sono diventati visi amici. Coraggio e sorriso nella quotidianità. Vicinanza vera e amicizia preziosa. Speranza anche nelle giornate più difficili e complicate. Piccoli passi per piccoli traguardi, che si fanno piccole chiamate.

Perché il cuore faccia sosta e, soprattutto, faccia esperienza vera di Dio, attraverso gli sguardi, i sorrisi, gli abbracci, la gioia e l’affetto delle nuove persone incontrate in questi cinque giorni di grazia vera, tangibile, reale.

Cinque giorni in cui la preghiera ed il lavoro, il silenzio e la condivisione, la leggerezza di momenti divertenti e la profondità di attimi irripetibili si sono mescolati, sublimati e toccati. Fino a colorarsi di un amore speciale. Un amore che ha saputo commuovere e toccare. In grado, addirittura, di far male, quando si è fatto vicinanza profonda. Quando ha raggiunto quei punti del cuore a cui, spesso, non si ha il coraggio di guardare.

Quell’amore che sa rimetterti al “centro”, anche quando vorresti stare nell’angolo, perché non hai mai vissuto per “essere vista”. Un amore che ti rimette al centro, appunto.

Come mi è stato suggerito da chi mi ha riportato alla mente quell’episodio

in cui Gesù mette in mezzo, pone l’attenzione, su quell’uomo dalla mano paralizzata, per guarirlo.

E questa immagine, insieme a quel “Non fermarti”, hanno accompagnato questi giorni, in ogni istante: quando ero in compagnia; quando ero sola davanti a Gesù; quando mi sono trovata a ridere e a scherzare; quando ho buttato lo sguardo al di là, per ammirare l’alba o il tramonto; quando, di sera, ho alzato lo sguardo per cercare le stelle, perdendomi nei pensieri.

Con la certezza che il Signore mi parlava ancora una volta.

Con la consapevolezza che mi stava restituendo, immeritatamente, momenti, attimi, situazioni che, spesso, in passato mi erano scivolati di mano.

Con la rinnovata e costante gratitudine per quell’imprevisto ed inaspettato che, per la prima volta, non hanno generato paura. Che, invece, hanno aperto una nuova via.

Perché il passato non facesse più rumore.

Perché il presente si colorasse di quell’amore che, nella brezza leggera, nel suono del silenzio, si è fatta la voce di un cuore che ha sussurrato:

“Non sei sola”

Ivana Notarangelo

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