Avete mai provato paura perché sarete dimenticati?
Avete mai pensato che un giorno tutto svanirà insieme con voi?
Avete mai pianto o urlato, pensato di scappare perché in fondo questo mondo fa schifo per poterlo amare?
Mi permetto di fare queste domande a voce alta perché tutti, chi più chi meno, abbiamo paura dell’oblio.
Assieme ad altri ragazzi andiamo nelle scuole e nelle parrocchie ad ascoltare tanti giovani e proprio in questi giorni torno felice da bellissimi incontri.
Proprio per questo voglio parlare di un grido, un grido importante, il loro, paragonabile a quello presente in “Ready Player One” di Steven Spielberg.
Ma a me piace pensare con il cuore e dare una visione essenzialista, quella direttamente collegata alla storia raccontata, una visione semplice di una cosa complessa. Un film distopico, ambientato nel 2045 dove crisi di grano e mais, inquinamento eccessivo ed errori di politica economica hanno ridotto la Terra ad una pattumiera, ed ora la gente ha trovato un’unica via d’uscita: evadere.
Evadere nel mondo virtuale di “Oasis”, realizzato da un genio informatico in stile Steve Jobs, speranzoso di creare un’ancora di salvezza per un mondo così disastrato. E dentro “Oasis” egli ha creato una gara con tre prove che, se superate, aprono le porte per la conquista dell’Easter Egg, con il quale si guadagnano tutti i diritti di proprietà sul videogioco.
E perché parlo di questo film mentre vi ho accennato sopra di incontri con i giovani?
Perchè l’Easter Egg è, nel linguaggio informatico, la “firma” personale che l’autore di un software inserisce di nascosto nella sua stessa creazione, scovata poi dagli utenti. Questo mi fa pensare che ciascuno di noi vorrebbe apporre nel cielo, vorrebbe amorevolmente incidere su tutte le panchine delle piazze la propria firma, perché essenzialmente abbiamo il bisogno di non far cadere il nostro nome nel vuoto. Come questi ragazzi che incontro, che non vogliono vivere in un mondo disincantato e triste, che vogliono vivere di relazioni autentiche, vogliono sentirsi importanti per qualcuno, sentirsi amati da qualcuno, sentirsi scelti anche se si sentono sbagliati.
Non abbiate paura ragazzi! che la vostra storia è importante, è un segno nel tempo, è la vostra impronta nel mondo ed è il pezzetto di puzzle per costruire una realtà migliore!
In Oasis, la gente si rifugia e fonde la vita reale con quella virtuale, comprando, divertendosi, passeggiando, perché, come dice il protagonista Wade Watts,
“la gente ci viene per tutto quello che si può fare e ci rimane per tutto quello che si può essere!”.
Sì, quella gente che, come dice lui, “ha dimenticato di lottare per cambiare le cose” scopre in Oasis la possibilità di poter scegliere come vuole essere attraverso degli avatar che hanno un nome anonimo.
Ma immaginatevi un mondo così, dove puoi essere chi vuoi, con l’aspetto che vuoi e con un nome finto andare dove vuoi. Sembra libertà, vero?
Evadere è un po’ quel senso incessante di cercare casa, di trovare un rifugio in cui sentirsi bene. Un po’ come tutti noi quando evadiamo attraverso i “social” e pubblichiamo pensieri e fatti personali mettendoli in mostra davanti a tutti, chiedendo inconsapevolmente la nostra parte di riconoscimento; o “taggando” per saperci visti da qualcuno; o quando pubblichiamo foto con “filtri” per poter essere migliori di come sembriamo e quindi più accettabili per gli altri; o quando ci rifugiamo nelle “chat” per instaurare legami virtuali lasciando in fondo una distanza che ci protegge da delusioni o tradimenti, senza scambiarci sguardi che renderebbero tutto troppo serio e reale.
Il protagonista affronterà le tre prove della gara, aggiudicandosi l’Egg e proteggendo Oasis dalle grinfie di una multinazionale che ne vuole il controllo a scopi economico-politici.
In realtà, l’intero Oasis è il riflesso della vita di James Hallidey che l’ha creato: è un mondo virtuale dove racconta se stesso, dove ogni cosa rappresenta episodi della sua vita; è la mappa della sua ricerca di calore e l’impronta della sua straziante solitudine, con i suoi rimpianti e i suoi sogni e dove le prove della gara sono risolvibili solo ripercorrendo la storia del suo creatore; come funziona un po’ nelle prove della nostra vita, risolvibili solo imparando dal passato, se abbiamo il coraggio di accogliere amorevolmente i nostri errori e prenderli in braccio.
Ogni prova consegna al giocatore una chiave per la prova successiva.
L’indizio per la seconda prova cita così:
“una chiave nascosta, un salto non fatto; torna sui tuoi passi, sfuggi al passato e con la chiave di giada verrai premiato!”
Il salto non fatto sarà far ballare quella donna che a Hallidey piaceva tanto e non riuscì a far ballare, che amava da sempre e non riuscì a baciare.
E mi colpisce lo svolgimento della prova, all’interno dell’Overlook Hotel di “Shining”, diretto da Stanley Kubrick e simbolo dell’horror psicologico. Addirittura, per conquistare la preziosa chiave, bisognerà entrare nella famosa stanza 237, celeberrima icona dei racconti del terrore. Un po’ come a dire che per trovare la tua chiave, devi entrare nella stanza là dove abitano le tue paure.
Spesso scopro che i miei sogni sono seppelliti dalla paura di non poterli realizzare o di non poterci arrivare mai davvero, o dalle paure che gli altri mi hanno appiccicato addosso. Ma quel salto bisogna farlo. La meravigliosa scena del ballo di Artemis (altra protagonista del film) con questa donna in mezzo agli zombie dell’Hotel è un’immagine significativa per me, di un mondo disastrato, ma dove si può ballare lo stesso con passione, così, come fosse quasi un ballo tra i cadaveri.
Il salto non fatto ci condiziona, vive con noi, ma il nostro scopo non è risolvere il gioco ma giocare! E Wade lo capirà bene nell’ultima prova dove dovrà scovare l’easter egg (la firma) semplicemente giocando.
Ma in questo racconto di evasione dal mondo, di desiderio di vita e di realtà virtuale fusa col reale, Wade vivrà una storia d’amore con Artemis, la ragazza con cui condividerà la sua avventura.
Lui, che in Oasis si chiama Parzival, innamorandosi, le rivelerà il suo nome vero, rischiando di essere perfino ucciso dalla multinazionale che scopre la sua identità.
Ed è così l’amore vero si compromette, rischia, si sporca le mani per ciò che ama!
“Come molti di voi sono venuto qui per evadere, ma ho trovato qualcosa di molto più grande di me stesso: i miei amici, l’amore!”
Perchè come per Wade anche noi evadiamo, evadiamo dal piattume della nostra quotidianità, dalla puzza dei nostri fallimenti, dal marcio delle ferite, ma l’amore salva!
Non abbiate paura di scegliere la vita, perché c’è sempre qualcosa di più grande di quello che si vede!
E volete che vi racconto perchè?
“Hallidey ha creato Oasis affinché la persona abbia una relazione con il mondo”, dove era semplicemente il segreto: “la gara è solo una maniera per rapportarsi con qualcuno”, come dirà Artemis alla fine del film.
Ragazzi, tutti vogliamo lasciare la nostra firma, il nostro piccolo “Easter Egg” da qualche parte, ma il modo per non cadere nel vuoto forse è non scappare! È rapportarsi con il mondo e scoprire il volto di Dio nel mistero di quella persona, della sua storia, da amare e accogliere in punta di piedi e con profondo rispetto.
Alla fine del film, Wade e Artemis diverranno proprietari di Oasis e per due volte a settimana lo bandiranno, per obbligare la gente a relazionarsi col reale, a stare in contatto e apprezzare la propria casa, la propria famiglia e le persone che ama.
Allora non abbiate paura di abbracciarvi, di piangere se ne avete voglia, di emozionarvi, di urlare il vostro dolore a qualcuno, di ridere a crepapelle in mezzo alla gente, di innamorarvi di qualcosa, di scherzare come bambini, di seguire il vostro rapimento… perché non ci può essere amore se non c’è una relazione.
E senza amore non c’è vita!
Tutti so che avete un sogno nel profondo, e che forse lo avete nascosto per paura di perderlo: vi prego, non lasciate che diventi il salto non fatto.
“Gira la chiave! Quanto può essere difficile?” è la domanda che si pone la folla mentre Wade affronta il suo ultimo sforzo per vincere. È la stessa domanda che ci poniamo noi quando le cose sembrano troppo grandi e pesano, quando è difficile girare la chiave e dire che siamo felici… ma eccolo, lo sforzo di chi sa che ne vale la pena, anche in mezzo ai frantumi!
E vi prego, non lasciate che quel sogno che avete intuito in un minuto di lucidità resti un salto non fatto: perseguite quell’intuizione che forse non si sbaglia.
Volete la vita?
Cercatela, sognate, siate innamorati, rischiate, buttate tutto al vento per quella scommessa che avete nel cuore… e vi prego, fate quel salto!
Fatelo con qualcuno!
Fatelo presto!
Fatelo davvero!
David Martinez