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La forza delle parole

Parole positive e negative, parole di relazione, parole di chiusura, parole per conoscerci, parole per domandare e capire, parole per stupire, parole per informare. Parole. La forza delle parole.

È quello che mi porto via dagli incontri con incontri fatti con i ragazzi in questi due mesi. Parole, emozioni, riflessioni e… cambiamento. Cambiamento che viene da un percorso nel quale sono uscite parole che non si usano nella quotidianità. Parole per esprimere emozioni, riflessioni, per attivare un cambiamento nelle relazioni tra di noi.

Siamo partiti insieme per un viaggio. Equipaggio di una nave che avrebbe raggiunto isole nelle quali cercare qualcosa di prezioso da portare a casa. Qualche tratto sarebbe stato turbolento: stimoli esterni per scuotere emozioni, sentimenti, riflessioni.

Conoscerci? Essenziale, per non rischiare di naufragare. Darci un regolamento? Necessario, per evitare il caos e l’ammutinamento… «Ma prof, sono cose da bambini» ha detto un ragazzo, che però ben presto ha capito che quelle regole che ci siamo dati e che abbiamo scritto erano importanti per dare il giusto spazio e rispetto a tutti e lavorare meglio. Durante il viaggio, quindi, siamo riusciti a capire bene l’importanza di quelle parole decise insieme e scritte sopra il foglio bianco di un cartellone. Abbiamo capito la funzione del darsi regole.

Metterci in gioco per conoscerci. «Ora diremo alla vostra compagna quanto di bello e positivo, solo positivo, vediamo in lei!» Emozione, tanta emozione, lacrime ed un abbraccio generale. Non siamo abituati a vedere il positivo negli altri. Parole positive che ti fanno svoltare la giornata. Siamo collegati e possiamo fare la differenza gli uni per gli altri…con le nostre parole.

Emozioni. Come funziona il nostro sistema cognitivo ed emozionale. «Cosa senti? Cosa pensi? Come agiresti?» «Prof, sembra una cosa tanto normale, eppure non si parla mai di emozioni.» Riconosciamole allora, scaviamo in noi. «Prof io non sento niente.» «Vai a fondo. Qualcosa ti blocca? Dagli un nome.» Parole come nomi per riconoscere, capire e far diminuire quell’ansia indefinita che non si sa da dove venga, ma che fa star male. «Ansia e paura, prof!»

Dipendenze. Parole per esprimere esperienze, emozioni, rischi, desideri. «E se quello da cui dipendi positivo o negativo che sia, venisse a mancare? Per un giorno, una settimana, un mese…sempre? Come reagiresti?» Paura, ansia, lacrime, esperienze.

Sostanze. Domande e informazioni. Vero o falso. Piacere, trasgressione. Conseguenze per noi… e per gli altri. «Prof, ma fa peggio la cannabis o la sigaretta?» «Prof è vero che fa bene alla salute masturbarsi?» Connessi. Responsabili anche di chi ci è vicino e percorre un pezzo di strada con noi nella vita.

Ascolto. «Prof, io non trovo in questa classe. È una classe di m….a» «Potete dire qualcosa di positivo al vostro compagno?» «Puoi dire qual è il tuo modo per sentirti voluto bene?» «Mi basta che mi rivolgano la parola» «Bene, ora sapete» E dove non arrivano le parole… arrivano gli abbracci! Abbiamo bisogno di sentirci voluti bene e… di voler bene… «E allora, dai! Facciamolo!» «Prof, va già meglio con i miei compagni»

Ascolto… prezioso strumento che ci rende partecipi l’uno dell’altro. «Ti sei sentito ascoltato dal tuo compagno?» «Sì’ «E ti è piaciuto?» «Sì, molto» Ascolto attivo, strumento che crea ponti, apre strade, attiva risorse e guarisce.

Parole, gesti, sentimenti, emozioni, riflessioni. Tesori preziosi da custodire e da regalare. Connessi gli uni con gli altri siamo mondi da scoprire, compagni di viaggio con cui percorrere brevi o lunghi tratti di questo cammino che si chiama… VITA!

Silvia Gobbin

 

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