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Un mutuo, tante spese e 5 figli…

Vorrei con queste mie parole poter raggiungere tanti cuori. Ho il desiderio forte di testimoniare le meraviglie del Signore, proprio perché, se taceremo noi, “grideranno le pietre” (Lc 19,40).

Quello che il Signore ha fatto in questo tempo dolorosissimo è stato accompagnarci per mano, in un percorso, in cui la sua presenza si è rivelata pian piano. Vi scrivo da Pesaro, una città purtroppo tanto colpita dal virus Covid 19. 

Con i primi casi emersi in Italia a fine febbraio e con le conseguenti misure di chiusura da parte del governo, la nostra prima emozione è stata di paura. Essendo sia io che mio marito due liberi professionisti in partita IVA e avendo un mutuo, tante spese fisse e 5 figli, il pensiero di restare improvvisamente senza nessuna entrata ci ha lasciato sgomenti per alcuni giorni. Non avevamo idea di cosa potevamo aspettarci, ma avendo fatto spesso esperienza della Provvidenza, di un Dio vicino e tenero, abbiamo deciso di fidarci di Lui e di dare priorità alla protezione della salute nostra, dei nostri cari e di tutte le persone che avremmo potuto incontrare sul luogo di lavoro. Credo che nessuno di noi fosse preparato ad una situazione di catastrofe così grande come quella che poi si è palesata. 

Abbiamo oscillato per diversi giorni tra il desiderio di negazione e una consapevolezza sempre maggiore di quel che stava accadendo.  Piano piano la paura ha ceduto il posto ad un’angoscia profonda per tutte le persone che si stavano ammalando, che stavano morendo sole, senza conforto, senza i sacramenti, senza funerali. Ho ben stampato nella mia mente quella sensazione di dolore angoscioso che avanzava mentre all’inizio di marzo la primavera sembrava scoppiare come se nulla fosse. Ricordo bene lo stridore tra il doloroso buio interno e il sole che splendeva all’esterno di noi. Così come la paura quando nostra figlia di 20 mesi si è ammalata con febbre altissima, difficoltà respiratorie, il pediatra che non rispondeva e l’ospedale già chiuso perché dedicato ai tanti pazienti Covid. Ricordo una notte in particolare in cui la vegliavo, perché respirava tanto male con la febbre a 40, in cui la paura era così paralizzante da non riuscire a finire una sola preghiera.  Con nostra grande sorpresa l’indomani era sfebbrata.

Ma credo che l’apice di paura e di dolore ci abbia raggiunto quando abbiamo cominciato ad avere notizie di diverse persone care, ricoverate in rianimazione e poi salite al Padre. 

Piano piano si è fatto strada dentro di noi il desiderio di pregare di più,

di intensificare il più possibile la nostra povera preghiera per poter raggiungere ogni singolo sofferente con il balsamo della presenza di Gesù e di Maria. Dal senso di impotenza dovuto al non poter far nulla, siamo passati al desiderio di spargere amore tramite la preghiera e sacrifici. Noi eravamo “i mandanti” e Gesù e Maria gli infermieri premurosi. Io da sempre abituata a dover “fare” ho capito, forse come mai prima, la forza della preghiera d’intercessione. 

E’ stata tanto dura. Un dolore che spacca l’anima e ti inchioda. Anche il dolore di sapere tutte queste famiglie sole di fronte a questi lutti, senza neanche poter essere sostenute e abbracciate da un presenza amica. La sensazione forte che avvertivo era quella degli ebrei durante la notte di Pasqua che tingono gli stipiti delle porte con il sangue dell’agnello, perché stava passando l’angelo della morte. E la domanda pressante che risuonava in me era: “Perché è toccata a loro? A quel papà? O a quel marito? Succederà anche a noi?”.

Era come se il Signore avesse voltato la faccia, come se non si fosse accorto di tutta la devastazione che ci avvolgeva. Un gran numero di persone che conosciamo è stata gravemente malata e diversi purtroppo sono saliti al Cielo. 

Questo è stato anche un tempo di grande grazia però.

I nostri figli per esempio, dai più grandi adolescenti alle più piccole, si sono uniti spontaneamente ai momenti di preghiera familiare. Mentre all’inizio della reclusione forzata erano tanto arrabbiati per tutte le ristrettezze, piano piano ogni cosa è diventata per loro motivo di gratitudine. Ogni cosa ha acquisito una luce diversa e ci ha portati a ringraziare per i tanti doni ricevuti e soprattutto per il dono della vita.

Così come il poter stare insieme in famiglia, senza corse, senza affanni è stato, ed è, un grande regalo.

Piano piano a questa angoscia si è affiancata una timida sensazione di gioia. Nella meditazione del vangelo della mattina, lasciando vivere in noi una parola o una frase che ci balza agli occhi, il Signore si è fatto tanto sentire con una forza sovrumana. E gradualmente ha cominciato ad accendere delle luci in noi. Ho sentito forte la potenza della preghiera e questo grazie al mantenere i contatti con una comunità orante, grazie alle messe via streaming, alle meditazioni del papa, alle riflessioni della settimana santa di Chiara Amirante. E’ stato un cammino tanto sofferto, ma bellissimo. 

Mi è balzato agli occhi una mattina il desiderio di salvezza che Gesù ha per noi. In questo tempo di devastazione il Signore sta facendo “gli straordinari” per manifestare la sua presenza e il suo amore tenerissimo e infinito. Ho capito un giorno che non era vero che aveva voltato la faccia dalla nostra umanità. Lui è con noi, è vivo e sta alla porta del nostro cuore in attesa che ognuno di noi gli apra.

Piano piano la gioia dell’aver riscoperto una presenza viva e non distratta di Gesù accanto, ha soppiantato ogni angoscia e paura.

Credo che questa quaresima così incarnata ci abbia portato tanto a riflettere sul mistero del dolore. Riflettevo che se il Signore ci ha voluto più di ogni altra cosa liberi, questo tempo di pandemia sia la conseguenza dei tanti disequilibri ambientali, economici e sociali provocati dall’umanità. Il nostro sazio mondo occidentale forse non si interroga troppo sulle conseguenze dolorose che i poveri del mondo pagano ogni giorno a causa delle nostre piccole o grandi scelte individualistiche.

So però che Gesù vuole più di ogni cosa salvarci, vuole farci scorgere, dietro ogni catastrofe o disgrazia, il suo “profumo”, la percezione certa che non siamo soli.  Anche nelle circostanze più dolorose è in grado di darci “quella gioia che il mondo non può dare e il mondo non può togliere”. E desidera molto più di noi che venga sconfitto questo male, desidera infinitamente che ogni cuore torni a Lui, desidera tanto che in ogni famiglia attanagliata dall’angoscia possa entrare Lui con la sua pace. 

Ecco, ci è chiesto di iniziare da noi, di lasciarci inondare dalla sua presenza, di pregare incessantemente, di intercedere e di essere presenti nelle difficoltà di ogni fratello.

Ci è chiesto di non avere paura, perché quanto più grande sarà la fiducia in Lui, maggiore sarà la gioia che ci invaderà il cuore e maggiore la Provvidenza che contempleremo.

A noi è chiesto di essere “profumo di Dio”, segno delicato e concreto della presenza di un Padre che provvede sempre ai bisogni dei suoi figli. In qualsiasi sofferenza se ci lasceremo custodire nel Suo Cuore, potremo essere sempre più “diffusori” di Amore, così che tutta questa devastazione possa diventare occasione di salvezza. 

Claudia Mancini

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