«C’erano poi – scrive Chiara Amirante – i fratellini Micors che, dopo la profonda commozione per l’accoglienza ricevuta dal Padre quando, dopo essersi così a lungo allontanati da Lui, si erano finalmente decisi ad andare al Suo banchetto, avevano voluto condividere la gioia con il maggior numero di persone possibile.»
Una profonda commozione , quella che provo ogni volta che vado nelle baraccopoli dell’hinterland partenopeo. Soprattutto quando faccio fatica, quando sembra che non abbia senso, è proprio allora, invece, che trovo un senso al non senso.
Da quattro anni sono impegnata nelle attività Micors – aiuto ai più poveri e deboli – a Villaricca (NA) e da subito ho sentito una chiamata forte verso questa attività che mi insegna sempre qualcosa di importante: toccare con mano, attraverso i racconti dei ragazzi e delle ragazze che incontriamo, attraverso i loro occhi provati dal dolore e dalla solitudine, la grande sofferenza che vivono, ma allo stesso tempo mi scopro bisognosa, povera, desiderosa di ricevere quell’abbraccio che queste persone gratuitamente mi donano.
Ultimamente una donna – noi la chiamiamo “Mamy” ,ma il suo nome è Lidia – che vive in una baracca e che é dovuta ritornare in Africa per tre mesi perché ha perso tragicamente sua sorella, prima di partire ci aveva promesso un regalo, ma, pensavo, soltanto parole, come quelle tante promesse che poi sfumano e non si mantengono, per cui non le ho dato tanta importanza.
Ma al suo ritorno, appena mi ha vista, mi ha portato dentro “casa” sua e mi ha fatto vedere il suo regalo: non lo aveva dimenticato! Era un bellissimo vestito africano! Mi ha chiesto di provarlo e mentre lo indossavo lei era contenta, mi guardava felice, e mi aiutava chiudendomi la cerniera.
Ha avuto tanta cura di me che mi sono sentita una sposa, amata! L’ho abbracciata commossa ed in quel caldo abbraccio ho sentito proprio quello che Chiara ci racconta nel suo sogno.
Erano arrivati dal Padre, talmente sporchi e infangati, che avevano avuto un grande timore a presentarsi al Suo cospetto, ma Lui li aveva subito accolti nel Suo caldo abbraccio.»
Ecco! È proprio così che il mio cuore Micors si sente: quando ho timore, quando mi sento fragile e piccola, mi sento anche accolta in quel caldo abbraccio misericordioso, desiderosa di portare questa esperienza meravigliosa di Cielo ai tanti miei fratellini, di restituire a loro quel dono prezioso, quel caldo abbraccio, così come io lo ricevo!
Ada Ciriello